Scuola rurale “Duca degli Abruzzi”
La difficoltà maggiore del fare architettura, consiste probabilmente nell'esprimere, tramite figure, dei significati, utilizzando i mezzi e le risorse che vengono offerte da un determinato contesto. Il progetto per l'Istituto Duca degli Abruzzi, riflette questa ricerca di significati nonostante il contesto su cui si colloca, si presenti apparentemente povero di mezzi e risorse. È infatti situato in una di quelle fasce generate dal processo di crescita della città, originariamente destinato alle attività agricole, ma impoverita dalla sua stessa presenza e dalla indeterminatezza di funzione che da questa deriva.
Il duplice ruolo dell'edificio, di servizio scolastico della città, ma finalizzato alle esigenze di sviluppo della campagna, permette ai progettisti di sperimentare una nuova modalità di confronto fra città e campagna. L'edificio, presentando caratteri tipologici urbani integrati con quelli rurali dell' azienda agricola, si struttura secondo una composizione di forme geometriche elementati, che genera un edificio di evidente compattezza tettonica ed introversione formale. Date le sue dimensioni diventa punto di riferimento anche visivo per l'intorno evidenziando il carattere autosufficiente del complesso, e l'uso del laterizio a vista di dimensioni doppio uni, assume un significato, oltre che economico, anche di relazione con l'ambiente agricolo circostante, accentuando il carattere compatto ed introverso dell’edificio riferito alle abbazie anglosassoni. Esso si apre invece al suo interno, e prende vita nella successione delle tre corti generate dall'intersezione dei due corpi di fabbrica principali con gli elementi traversali di distribuzione che ospitano le scale. La prima di queste corrisponde all'ingresso principale, porticata a lati, viene chiusa da una quinta muraria che segnala l'ingresso. La seconda corte, contiene al suo interno il corpo cubico della biblioteca, che rimanda alle sperimentazioni di Ungers e al tema dell'incorporazione o della "bambola dentro la bambola.
La terza e ultima è prevalentemente occupata dall' auditorium e dai locali della mensa, assume una forma absidale il cui raggio parte dal centro della biblioteca. Essa viene ad assumere oltre che un significato simbolico rappresentato dal ruolo della biblioteca nella scuola, anche quello di genesi compositiva per il complesso. Diventando il fulcro dell'edificio essa è raggiungibile da entrambi gli elementi traversali di distribuzione, mediante passerelle chiuse e coperte, e si sviluppa su due altezze con una balconata perimetrale per il deposito dei libri.
Gli elementi traversali di distribuzione, si aprono con ampie vetrate che li rendono trasparenti e consentono la vista reciproca tra le corti, facendo percepire la loro successione di vuoto: cortile di ingresso, vuoto - pieno: cortile interno più biblioteca, pieno: auditorium e locali mensa. L'abside e la canna fumaria delle cucine chiudono una composizione estremamente simmetrica, con riferimento ad alcune composizioni di Aldo Rossi e alla ricerca di complessità tramite l'uso di figure semplici. Questo metodo di lavoro che fa ricorso a linee semplici, a figure archetipe e a tecniche costruttive elementari, se da un lato rischia di generare una sorta di “collages" di elementi da montare a seconda delle esigenze, da un altro punto di vista ci permette di veder calate in costruzione alcune di quelle "figure nel vuoto" che abbiamo imparato a conoscere negli elaborati accademici.
Facendoci quindi scoprire la loro capacita di confrontarsi con certe necessità proprie della realtà di tutti i giorni, per poi far assumere alla costruzione quei valori e quei significati così difficili da trovare, propri del mestiere dell' architetto.
Testo di Massimo Faiferri - tratto da “Qualità Oggi” n. 2 - Settembre 1991
Appalto concorso
Committente: Provincia di Cagliari
Impresa esecutrice: SO.DE.CO. srl
Data progetto: 1987
Data realizzazione: 1989